Proibiti o no, i social network sono largamente usati in Iran. Anche sulla scena politica. Alla vigilia del voto presidenziale se ne sono accorti anche i conservatori dopo che per lungo tempo la “nuova comunicazione” era prerogativa quasi esclusiva dei riformatori.
Ma le cose sono cambiate e molti sono gli esempi. Andando a ritroso nel tempo troviamo la settimana scorsa un video in cui dei minatori attaccano l’auto del presidente uscente, il moderato Hassan Rohani, in occasione di una visita a una miniera di carbone dove 43 lavoratori sono rimasti uccisi per una esplosione. I media conservatori hanno colto la palla al balzo ed hanno iniziato a postare in Rete video imbarazzanti per gli avversari.
Ancora prima. In occasione del dibattito tra i sei candidati presidente, il sindaco conservatore di Teheran Mohammad Bagher Ghalibaf – che ora ha lasciato la corsa elettorale – ha accusato di corruzione Rohani, il suo primo vicepresidente Es-Hagh Jahanguiri, anche lui candidato riformatore, e i loro alleati. Subito dal social media team di Ghalibaf sono stati twittati una serie di documenti con le prove dell’accusa.
Twitter, Facebook e YouTube sono ufficialmente proibiti in Iran, ma un programma poco costoso permette di usarli. Tutti i candidati alle presidenziali e tutti i dirigenti iraniani lo fanno, per primo la stessa guida suprema Ali Khamenei.
I conservatori rispettavano il divieto di usare Twitter e Facebook. Ma l’evento che ha fatto cambiare idea è stata la loro sconfitta a Teheran e in altre città nella legislative del 2016. Fino ad allora i conservatori non avevano capito il potere dei social media, ha spiegato il giornalista iraniano Sadra Mohaghegh, “ma dopo la sconfitta hanno capito che bisognava entrare in gioco”.
Sul fronte dei social “legali” in Iran, Telegram ha registrato 25 milioni di utenti in due anni, milioni sono iscritti a Instagram. Ghalibaf e il religioso conservatore Ebrahim Raisi hanno diffuso i loro comizi su Instagram, come Rohani e Jahanguiri. Raisi è diventato il primo candidato a rispondere alle domande degli elettori online.