Può bastare un click su un link inserito in un messaggio inviato via e-mail o sms e il danno è fatto. Attraverso un programma informatico dannoso, il ransomsware, il dispositivo informatico che usiamo – PC, tablet, smartphone, smart TV – viene infettato, si bloccano i contenuti e ci viene chiesto il riscatto per “liberarli”.
Aumentano sempre di più gli attacchi ransomsware e il Garante per la protezione dei dati personali ha messo on line sul sito un’informativa su come si diffonde, come ci si difende e ci si libera nel caso i dispositivi usati siano stati infettati attraverso questo tipo di truffa.
La prima difesa, dice il vademecum, è evitare di aprire messaggi che vengono da sconosciuti, un operatore telefonico di cui non si è cliente, un corriere espresso da cui non si aspettano consegne, e non cliccare su collegamenti a siti sospetti. E’ utile poi installare un antivirus con estensioni per malware sui propri dispositivi e mantenere aggiornato il sistema operativo. Fondamentale è effettuare backup periodici dei contenuti: nel caso in cui fosse necessario formattare il dispositivo per sbloccarlo, i dati in esso contenuti non verranno persi.
E per liberarsi dal ransomsware? Il Garante informa che pagare il riscatto è solo apparentemente la soluzione più facile. Oltre al danno economico, si corre infatti il rischio di non ricevere i codici di sblocco, o addirittura di finire in liste di pagatori potenzialmente soggetti a periodici attacchi. L’alternativa è quella di rivolgersi a tecnici specializzati capaci di sbloccare il dispositivo. Oppure si può formattare il dispositivo, ma con il rischio di perdere tutti i dati in esso contenuti se non è disponibile un backup. E’ consigliabile sempre segnalare o denunciare l’attacco ransomware alla Polizia postale, anche per aiutare a prevenire ulteriori truffe.
La campagna informativa è anche sui profili social Linkedin, Instagrame Google+ del Garante.