Anche il mondo delle news è ormai terra di conquista per smartphone e tablet. L’uso massiccio dei social network per i contenuti giornalistici è stato confermato dall’ultima edizione del Digital News Report a cura del Reuters Institute for the Study of Journalism di Oxford presentato a Barcellona. Uno studio svolto su dieci paesi in tutto il mondo che ha coinvolto oltre 18mila consumatori, più di un terzo dei quali utilizza ormai due o più dispositivi a settimana per questo specifico genere di approvvigionamento culturale. Nella speciale classifica dell’uso dello smartphone per usufruire di contenuti informativi svetta la Danimarca, dove più della metà (57%) utilizza questo mezzo (il 34% usa il tablet), tra gli altri paesi segue l’Italia sia pure con percentuali meno marcate (36% nell’utilizzo dello smartphone, 18% del tablet). Sono in particolare i giovani tra i 18 e i 24 anni a privilegiare il più maneggevole smartphone (35%), mentre il tablet risulta chiaramente più comodo per le fasce di età più mature (tra i 45 e i 54 anni).
Significativo anche il panorama delle fonti informative evidenziato dall’indagine del Reuters. Alcuni mercati come Regno Unito, Danimarca e Finlandia attingono ancora a piene mani alle organizzazioni tradizionali (es. New York Times), negli Stati Uniti invece lo scenario è più variegato. Anche in Italia il 52% sceglie le fonti tradizionali, ma c’è un significativo 51% che opta comunque per i social network per attingere informazioni. In ogni caso la stampa online nella maggior parte dei casi riesce ancora a raggiungere i tre quarti di coloro che cercano informazioni sul web. In Finlandia si arriva al 93%, ma con una meritoria opera di integrazione e non di sostituzione della carta stampata. In termini assoluti comunque nel nostro paese è la tv a farla da padrona tra i mezzi di comunicazione (55%), contro il 26% del web e il 12% della carta stampata. Attenti però a leggere bene questi dati. In realtà infatti la carta stampata vanta ancora più lettori di quella online, tranne in Finlandia e appunto in Italia, dove comunque le percentuali sono medie (55% su carta e 67% online).
Considerando che tra le piattaforme in uso il primato sui dieci mercati presi in esame resta sempre di Facebook (35%), con YouTube e Twitter a seguire, non è facile immaginare quale strada potrà intraprendere in futuro l’informazione a pagamento. Pochi movimenti si registrano in questo senso da un anno a questa parte (l’Italia è terza con il 13% dietro Brasile e Finlandia per percentuale di utenti paganti), ma sembra insieme ai brasiliani l’utenza più propensa a investire per un’informazione di qualità anche a pagamento, soprattutto nelle fasce di età più giovani. Dato da non sottovalutare, unito a quello che ci testimonia l’interesse della maggioranza (59%) per l’accesso a notizie sul proprio Paese e sulle vicende politiche o estere. Un potenziale bisogno di informazione a tutti i livelli del quale bisogna assolutamente tenere conto.
Antonio Lionetti