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Il futuro del pubblico impiego fra smart working e intelligenza artificiale

Smart working e intelligenza artificiale

Il futuro del pubblico impiego si sta ridefinendo profondamente grazie a due grandi trasformazioni: lo smart working e l’intelligenza artificiale (IA). Questi cambiamenti stanno modificando le modalità di lavoro, i processi burocratici e l’efficienza della Pubblica Amministrazione, proponendo opportunità ma anche sfide da affrontare.

Lo smart working, già introdotto in alcune amministrazioni, ha avuto una forte accelerazione con la pandemia. I principali vantaggi includono, in primis, una maggiore flessibilità nel rapporto di lavoro per i dipendenti, con un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata.

Per la pubblica amministrazione è innegabile che, utilizzando lo smart working, si realizza una riduzione dei costi operativi, con minori spese sia per la gestione degli uffici che per gli spostamenti fra le strutture. Il tutto con un aumento nella efficienza e nella produttività, in particolare se accompagnate da una digitalizzazione efficace e da strumenti adeguati.

Tuttavia, si presentano sempre delle sfide importanti, in particolare difficoltà organizzative, che possono interessare soprattutto enti con una cultura burocratica ancora legata alla presenza fisica. Un altro problema che si potrebbe proporre in occasione di un sistematico utilizzo dello smart working è quello dell’isolamento dei lavoratori e del possibile minore coordinamento tra i vari gruppi di lavoro.

Il personale deve essere formato, in modo da accrescere le proprie competenze digitali e allo scopo di sviluppare le capacità di utilizzo dei nuovi strumenti di lavoro, fra cui l’Intelligenza Artificiale, che sta rivoluzionando la gestione delle attività anche nella Pubblica Amministrazione.

La rivoluzione nella automazione delle pratiche, favorita da chatbot e assistenti virtuali può e deve velocizzare la gestione di richieste, certificati e documenti.

Ora, grazie ai big data, è possibile anche formulare analisi predittive: è possibile, cioè, migliorare sulla base di una immensa mole di dati, la pianificazione delle attività di lavoro, anche per prevenire problemi, che impattano in maniera in particolare su settori come quello della sanità o dei trasporti.

Un altro fondamentale aiuto, l’IA può fornirlo nella lotta alla corruzione e nell’analisi dei dati per garantire decisioni più oggettive. Anche qui, però, ci sono delle sfide da superare. In primis la resistenza al cambiamento da parte dei dipendenti pubblici e dei dirigenti, che spesso hanno paura di perdere una routine di lavoro “rassicurante” e che a volte usano un gattopardismo d’annata, e operano seguendo l’innovazione ma in effetti lavorano perché tutto resti come prima.

L’IA ha una forza e un potenziale fortissimo, ma proprio per questo necessita di una regolamentazione dedicata a garantire che il suo uso sia etico e non porti a discriminazioni.

Un altro rischio portato da tale innovazione è quello della perdita di posti di lavoro. Alcune mansioni che ora vengono svolte da operai o impiegati, in un futuro non molto lontano saranno appannaggio dell’IA. Se questa automazione non viene accompagnata da una riconversione professionale, il ritorno in termini di occupazione sarà molto pesante.

Ma allora quale futuro è possibile immaginare per il pubblico impiego? L’integrazione tra smart working e IA potrebbe rendere la Pubblica Amministrazione più moderna, efficiente e orientata al cittadino. Tuttavia, per sfruttare appieno queste innovazioni, servono, in primo luogo, investimenti in tecnologia e formazione. E questo deve essere accompagnato da un cambio culturale, che consenta di introdurre modelli di lavoro più flessibili e basati sui risultati. A fungere da volano, una normativa sapiente ed efficace, che contribuisca a bilanciare innovazione e diritti dei lavoratori.

Il futuro del pubblico impiego, in primo luogo quindi, dipenderà dalla capacità di gestire questa transizione in modo inclusivo ed efficace, evitando che il progresso tecnologico si traduca in nuove forme di inefficienza o disuguaglianza.

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