Il tempo stringe per l’Italia: il Rapporto “Connettere l’Italia”, realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), think tank guidato dall’economista Stefano da Empoli con base a Roma e Bruxelles, nell’ambito dell’Osservatorio annuale sulle reti e i servizi di nuova generazione, rivela che il paese è drammaticamente in ritardo sugli obiettivi europei del Decennio Digitale, rischiando di compromettere la competitività nazionale. Le proiezioni parlano chiaro: con l’attuale ritmo di crescita, la digitalizzazione delle piccole e medie imprese (PMI) potrebbe essere raggiunta solo nel 2170, i servizi pubblici digitali nel 2087, mentre le competenze digitali di base della popolazione sarebbero soddisfatte addirittura nel 2465. Una situazione che richiede un’azione rapida e decisa per evitare che l’Italia rimanga indietro rispetto alle altre economie avanzate.
Un futuro difficile per PMI e Servizi Pubblici Digitali
Le PMI, che costituiscono la colonna vertebrale dell’economia italiana, mostrano uno sviluppo digitale limitato. Attualmente, solo il 60,7% ha adottato tecnologie digitali basilari, un dato superiore alla media europea ma in crescita solo dello 0,5% negli ultimi due anni. Per raggiungere il 90% di digitalizzazione entro il 2030, come richiesto dagli obiettivi europei, sarebbe necessario uno slancio senza precedenti. Sul fronte della digitalizzazione dei servizi pubblici, il quadro è altrettanto critico: se non si interverrà rapidamente, si potrebbe dover attendere fino al 2087 per vedere la totalità dei servizi pubblici operativi online.
Competenze Digitali: un gap da colmare
Non meno preoccupante è la questione delle competenze digitali. Oggi, in Italia, solo il 45,8% della popolazione possiede abilità digitali di base, ben al di sotto della media europea. Per colmare il divario e raggiungere il livello minimo richiesto dall’Unione Europea, servirebbe un balzo di secoli: il 2465 è l’anno stimato, se non verranno messi in campo strumenti e investimenti massicci nella formazione.
Connettività e Infrastrutture: l’Italia è pronta?
Secondo l’I-Com Ultrabroadband Index 2024, la connettività italiana è in crescita ma il paese resta indietro rispetto agli standard europei. La copertura delle reti 5G nelle aree urbane raggiunge l’88%, un traguardo importante, ma è sulle reti FTTP e Very High-Capacity Networks (VHCN) che il paese mostra ancora ritardi significativi. Inoltre, la richiesta dei consumatori italiani di migliorare le connessioni sembra essere debole: due terzi degli utenti non sono disposti a pagare di più per un miglioramento della qualità di connessione, e il 44,7% di chi sarebbe interessato a un upgrade attende incentivi economici.
Un confronto con l’Europa
Mentre altri Paesi europei come Danimarca e Spagna avanzano rapidamente verso gli obiettivi digitali, l’Italia è scesa all’11° posto nella classifica continentale della competitività digitale. La nostra infrastruttura di rete è estesa, ma non sempre performante, e la domanda di servizi innovativi rimane limitata. Più della metà degli italiani, ad esempio, non è disposto a investire di più per una connessione più performante.
Investire nel futuro: una questione di competitività
Ma il quadro non è solo oscuro: l’interesse per l’intelligenza artificiale, ad esempio, sta crescendo, con un forte interesse sulle sue applicazioni nel mondo del lavoro. Secondo il presidente di I-Com, Stefano da Empoli, è fondamentale che l’Italia agisca con rapidità. Investire su formazione digitale e connettività rappresenta un’opportunità che il Paese non può permettersi di perdere. Una sfida che richiede visione, fondi e un’alleanza tra pubblico e privato per rilanciare la competitività nazionale.
In un mondo sempre più connesso e digitale, l’Italia si trova a un bivio. Colmare il divario digitale è una missione cruciale per garantire una crescita sostenibile e inclusiva. Accelerare ora è fondamentale: un futuro digitale è possibile, ma richiede scelte coraggiose e investimenti concreti. La sfida è aperta, e il tempo è adesso.