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Le 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet

Smartphone

Quando non avevamo l’ingombro di sapere cosa passava per la testa al resto del mondo

L’elenco è lunghissimo. E dà il senso del cambiamento che le nostre vite e la società hanno vissuto (e stanno vivendo) con la rivoluzione tecnologica degli ultimi anni.

È l’elenco delle 100 cose che abbiamo perso per colpa di internet.

Qualche esempio? Il giornale, la guida tv, la pazienza, le mappe, le scartoffie, i biglietti di auguri di compleanno, il pasto in famiglia, la biblioteca scolastica, le lettere scritte a mano, gli ex fidanzati, la telefonata, i formulari sanitari, le foto venute male, i RSSVP, la calligrafia, le letterine di Natale, la memoria, i segreti.

E poi la noia, già la noia. Ve la ricordate? “Quella cosa che incombeva su di voi quando eravate bloccati nel traffico e non c’era niente di decente alla radio, e il tempo sembrava non passare mai? Quando eravate intrappolati in fila al supermercato, lo sguardo vitreo dopo aver letto (due volte) ogni titolo di ogni tabloid che illanguidiva accanto alle gomme da masticare alla menta extraforte? Quanto aspettavate che la vostra coinquilina si decidesse ad arrivare per cena, dopo aver architettato mentalmente venti minuti prima tutto il pasto, dagli stuzzichini al dessert, o quando languivate nello studio del medico senza niente da leggere se non qualche vecchia copia tutta macchiata del Reader’s Digest?”.

Un tempo sospeso, non riempito dall’ascolto di un podcast, di una playlist su Spotify, da una notifica, dalla lettura di una rivista on line, dal gioco rumoroso di un’app. Un tempo vuoto, da riempire con sogni, progetti, ricordi, pensieri, emozioni.

Il tempo prima della tecnologia era “un tempo in cui ci si poteva smarrire con facilità sconcertante in ogni città, perfino nella propria, e in cui non sapere se domani ci sarebbe stato sole o pioggia era del tutto normale: un tempo fatto di numeri di telefono imparati a memoria e appuntamenti al buio, messaggi lasciati in segreteria e rullini di foto sfocate. Poi, un giorno di pochi anni fa, qualcuno ha inventato internet, e da allora tutto ciò che credevamo eterno ha smesso rapidamente di esistere”.

Pamela Paul – giornalista, scrittrice ed editorialista del The New York Time – ci riporta nel «Preinternettiano», grazie al suo saggio “100 cose che abbiamo perso per colpa di internet” (IlSaggiatore, tradotto in Italia da Fabio Galimberti): l’epoca in cui nessuno aveva idea di che cosa fosse un sito, uno smartphone o un’app digitale, per farci scoprire che cosa abbiamo perso o stiamo perdendo con l’avvento dell’online.

Un modo per ricordare quelle e quelli che eravamo, un testo che ci invita a rivalutare le nostre giornate costantemente connesse, anzi iperconnesse

Perché, come scrive il romanziere Neil Gaiman: “Google può darti centomila risposte. Un bibliotecario può darti quella giusta”.

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