“Don’t make me think”, chiedeva nel lontano, ma non troppo, 2000 Steve Krug nel suo libro-totem sull’usabilità dei siti web. Oggi l’usabilità dei siti web pubblici fa il suo ingresso, con tanto di indicazioni metodologiche, nel Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione (PA) 2019-2021, pubblicato dall’Agid l’11 marzo.
Il ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, che ha approvato formalmente il Piano, più o meno in contemporanea con la sua pubblicazione, in un’intervista al Formez ne sintetizza, indirettamente, obiettivi e filosofia, traducibili nella volontà di un vero cambio di passo verso la transizione al digitale.
Tutto questo non solo spingendo sulla digitalizzazione di servizi, processi e procedure, o puntando su nuove tecnologie, ma orientando la governance dell’intero percorso al cambiamento culturale, declinato sul piano operativo: come dire che digitale deve essere prima di tutto l’approccio, troppo spesso ancora analogico, che viene prima dei software.
Da qui l’impianto imponente, ambizioso, come osservano i primi commentatori, del Piano, che è anche corredato di una nuova Guida dinamica.
Il Piano Ict 2019-2020
Novanta le Linee d’azione per nove aree tematiche declinate in 34 obiettivi che disegnano un ecosistema digitale, fatto di cittadini, amministrazioni pubbliche e imprese interconnessi tra loro grazie alle infrastrutture e a una strategia organica.
Al centro, un cambio di pelle della PA, con il rilievo dato al ruolo del Responsabile per la transizione al digitale, il rafforzamento delle competenze, la razionalizzazione dei data center e l’interoperabilità delle infrastrutture, l’uso del Cloud come tecnologia prioritaria (“cloud first”), la spinta all’accesso ai servizi digitali tramite SPID e il sistema di pagamenti elettronici pagoPA, il progetto di una app unica, IO, per i servizi pubblici al cittadino, l’attenzione all’open innovation e alla crescita delle smart city.
I test di usabilità con il protocollo eGLU
A questa visione si lega la previsione di test di usabilità dei siti web pubblici, ai quali il Piano 2019-2021 dedica i paragrafi 9.3.1, 9.3.2, 9.3.3.
L’obiettivo è migliorare la funzionalità dei siti e quindi la fruibilità dei servizi per i cittadini coinvolgendo direttamente le amministrazioni nella valutazione, con una metodologia a basso costo, e al tempo stesso sensibilizzando chi lavora nel settore pubblico, dai dipendenti alla dirigenza agli sviluppatori di software e piattaforme, sull’importanza dell’usabilità, elemento fondamentale per poter incentivare l’uso dei servizi digitali.
Perché, come osserva Bongiorno, se un sito, o un servizio on line non vengono usati, non servono.
Le amministrazioni coinvolte sono, per il triennio appena partito, quelle centrali.
La metodologia indicata è il protocollo eGLU LG versione 2018.1 per la realizzazione dei test di usabilità, elaborato – la pria versione è del 2013 – dal Gruppo di lavoro per l’usabilità (Glu) nato presso il dipartimento per la Funzione pubblica, inserito l’anno scorso tra gli strumenti delle Linee guida di design per i servizi web della pubblica amministrazione insieme al kit per i test di usabilità.
Al lavoro di test si affianca quello di monitoraggio dell’Agid, alla quale le PA coinvolte dovranno inviare i report con i risultati. I test dovrebbero partire a breve secondo una road map costruita dalla stessa Agid in collaborazione con il GLU e con le amministrazioni, nell’ottica partecipativa che ha caratterizzato l’iter di formazione del Piano e ne fa tuttora un documento aperto a osservazioni e commenti attraverso il forum dedicato.
Risultati attesi, oltre a siti web più usabili e, si spera, utilizzati, un patrimonio di dati dai quali poter trarre nuovo valore.