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La missione archeologica diventa social

È appena partita la XIII spedizione archeologica in Egitto dell’Università di Pisa (@Unipisa) e quest’anno, grazie alle moderne tecnologie, è possibile seguire le attività di scavo sulla pagina Facebook “Egittologia unipi“. Gli archeologi impegnati nella missione guidata dalla professoressa Marilina Betrò tengono infatti un diario social su cui si potranno leggere aggiornamenti, vedere foto e conoscere quasi in diretta le scoperte fatte sul campo. Teatro degli scavi sarà ancora una volta Dra Abu el-Naga, vicino a Luxor, il sito su cui l’Università di Pisa sta lavorando dal 2003, in particolare sulla tomba di Huy (Tomba Tebana 14), un sacerdote addetto al culto del sovrano divinizzato Amenofi I, e quelle degli altri occupanti delle strette e tortuose gallerie sotterranee della tomba.

 

Quando la Missione Italiana a Dra Abu el-Naga (MIDAN) iniziò le sue attività nel 2003, di quel monumento scavato nella roccia era nota la sola cappella di culto, con pareti e soffitto interamente dipinti, all’epoca l’unico ambiente accessibile della tomba: grazie alle numerose campagne è stato possibile di ricostruire le vicende storiche di Huy e scoprire una nuova tomba prima del tutto ignota, seppellita com’era sotto metri cubi di detriti e sabbia (MIDAN.05). Questa, più antica della prima (si data intorno al 1500 a.C.), domina una corte a cielo aperto che, ancora nel 2010, ha regalato importanti scoperte: l’ingresso ad altre due tombe, celate anch’esse dai detriti che erano scivolati dal declivio della collina, e un nuovo pozzo funerario, che sarà oggetto dello scavo che sta per iniziare.

Oggi l’area di scavo comprende un complesso di tombe che hanno avuto un periodo di utilizzo lunghissimo, quasi mille anni, e che stanno offrendo dati di prima mano su epoche poco note della storia dell’antico Egitto, quale quella tra la fine del cosiddetto Secondo Periodo Intermedio e gli inizi della potente XVIII dinastia (1550-1450 a.C.).

Un incontro assai atteso della campagna 2014 potrebbe essere quello con lo sconosciuto proprietario della tomba più grande e antica, MIDAN.05, che ancora gelosamente conserva il segreto sul suo nome e i suoi titoli. Le poche scene conservate sulle pareti della grande tomba ci dicono che fu un personaggio importante del suo tempo: nel banchetto funerario riceve insieme alla moglie l’omaggio di figli, figlie e vari ospiti intenti ad attingere a tavole riccamente imbandite, mentre due musiciste li allietano al suono di un doppio oboe e una cetra; un frammento su un’altra parete ha preservato solo il colore rosso di una rara scena di lavorazione di metalli preziosi e oreficeria, che compare solo nelle tombe dei grandi nobili. Le iscrizioni geroglifiche che accompagnavano i dipinti sono perdute quasi del tutto, ma lo scavo del pozzo funerario potrà forse dare nuove inedite informazioni.

Anche la tomba di Huy potrebbe regalare interessanti sorprese: nell’ultima campagna archeologica, nel 2012, lo scavo ha varcato per la prima volta gli stipiti in pietra e i resti del muretto che chiudeva la camera funeraria dello stesso Huy e della sua famiglia. L’ambiente si presentava completamente riempito di detriti, sabbia e fango delle alluvioni create dalle rare ma violente piogge che colpiscono talvolta il deserto e che convogliano nell’area i vicini wadi. Se il pozzo non assorbirà troppe energie e tempo, il team dell’Università di Pisa potrà forse finalmente fare la conoscenza personale di Huy e dei suoi familiari.

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