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Twitto la mia città. A Firenze il Comune invita ad usare i social

 

“Twitto la mia città”. È il payoff di una vera e propria campagna pubblicitaria di istigazione all’uso massiccio dei social network. Non è un’iniziativa di Jack Dorsey & company per aumentare il valore della società californiana, ma una campagna di comunicazione istituzionale del Comune di Firenze. Ebbene sì, Palazzo Vecchio sprona i cittadini a twittare a gogo. C’è anche un claim che gioca sul concetto di follower – I follow Firenze – e un invito a seguire l’account ufficiale @comunefi, ma il vero intento comunicativo è diffondere il desiderio di raccontare la città usando le piattaforme digitali. Un invito così vibrante da violentare la lingua italiana proprio nella sua culla, con buona pace dell’Accademia della Crusca, usando un neologismo/anglicismo – il verbo twittare – in un concetto volutamente ambizioso: twitto la mia città. L’idea non si esaurisce in un post, in un hashtag o nei 140 caratteri che annegano nella timeline, ma vive in una dimensione largamente condivisa. Il gioco funziona se tutti usiamo i social network per raccontare la nostra città e per condividere e propagare i racconti degli altri: immagini, emozioni, idee, notizie, racconti, segnalazioni, proposte, esperienze, eventi da promuovere o da rivivere. Contenuti potenzialmente infiniti, un wiki in continuo aggiornamento, uno storytelling in progress. Il gioco funziona ancora di più se non ci si affida solo alla libera iniziativa dei singoli individui ma se gli attori più motivati nel content sharing sono i vari soggetti organizzati, a partire dalle istituzioni pubbliche.

In questo modo la piattaforma digitale non è più virtuale: diventa un luogo concreto di scambio di esperienze e di conoscenze.

Nella presentazione della Twitter Inc. si legge: “La nostra missione: dare a tutti la possibilità di creare e condividere idee e informazioni istantaneamente, abbattendo qualsiasi barriera”. Senza voler dare troppa importanza alla “filosofia dell’uccellino blu”, si tratta né più né meno di un concetto basilare della partecipazione democratica.

La nuova frontiera della comunicazione pubblica è superare lo schema del Palazzo che comunica verso i cittadini; l’ente pubblico favorisce la circolazione delle idee e delle informazioni, potenziando i propri canali comunicativi e mettendoli a disposizione della collettività. Questo serve, certo, a presentare i servizi comunali ma anche a dare visibilità a iniziative culturali e a diffondere informazioni di pubblica utilità di ogni genere fino alla gestione delle emergenze; a offrire resoconti in tempo reale tramite livetweeting e a gestire processi di partecipazione integrando gli incontri fisici con i forum online.

 

ifollowfirenze

Sono ancora pochi gli enti locali che hanno attivato account istituzionali su Facebook e Twitter o su altri social media e non tutti ne sfruttano appieno le potenzialità. Mentre ci si prodiga per diffondere questa cultura, dobbiamo renderci conto che già non basta più. Non è più sufficiente creare un nuovo account, ma bisogna andare oltre l’account in cerca di sistemi di connessione sempre più dinamici. Mentre ci si appoggia sulle piattaforme esistenti, è fondamentale sviluppare aggregatori di contenuti digitali che favoriscano una fruizione estesa, su più canali e per target differenti.

In un quarto di secolo il world wide web si è continuamente evoluto. Fino a qualche anno fa il massimo obiettivo era aprire un sito. Oggi un sito web serve solo come vetrina, ma si è vivi e interessanti in rete solo se ci si apre a sempre nuove forme di connessione e interazione. Il nuovo obiettivo è creare e alimentare reti nella rete per mettere in circolazione contenuti e contatti.

Fino a pochi anni fa per andare su internet bisognava attaccarsi a un cavo. Oggi internet è nell’aria. Anche i Comuni sono protagonisti nella proliferazione di hotspot aperti. Il Comune di Firenze ha sperimentato un’ampia area wi-fi. Ovviamente un Comune non deve fare concorrenza ai provider commerciali nell’offerta di connettività, ma può e deve assumere la consapevolezza che fornire connettività è un’ottima occasione per diffondere e condividere contenuti.

Alimentare questi contenuti sui canali digitali, renderli fruibili e sempre aggiornati, è possibile se i Comuni non si accontentano di “essere su Twitter o Facebook” ma si fanno promotori e garanti di accordi formali e informali per coinvolgere nelle sfide dell’innovazione i vari soggetti che animano il territorio: enti pubblici, università, organizzazioni culturali, musei, teatri, enti fieristici e congressuali, volontariato, privato sociale. L’esperienza del digital signage del Comune di Firenze sta muovendo i primi passi su questo sentiero, ma – qui come in tutte le città italiane – la strada è ancora lunga per arrivare alla consapevolezza delle reali potenzialità offerte dai nuovi sistemi di comunicazione digitale che, in termini di partecipazione civica, sono molto più concrete ed efficaci di quanto si immagini.

 

Giovanni Carta (@juanpapel)

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