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Su cosa può (e non può) informarci l’AI rispetto alle elezioni europee

“Ehy ChatGPT come si vota per le elezioni europee?”

Poche settimane ormai alle prossime elezioni che porteranno i cittadini europei ad eleggere i rappresentanti che comporranno il prossimo Parlamento Europeo. Per l’Italia saranno 76 i membri che rappresenteranno la nazione.

Al centro dell’agenda politica anche il “chiacchierato” tema dell’intelligenza artificiale, i rischi legati all’uso di questa tecnologia, le potenzialità e la regolamentazione già avviata con l’AI Act. Un tema che ha visto l’Europa arrivare prima proprio sulla regolamentazione, in difesa dei diritti dei cittadini, della trasparenza decisionale, della non-discriminazione algoritmica.

Se il tema della regolamentazione ha portato l’Europa in testa rispetto agli altri paesi, rimane però molto da fare in termini di competenze e sviluppo tecnico (non solo per l’Europa). Inoltre, una questione centrale emersa prima nei confronti dei social network e ora con l’intelligenza artificiale, riguarda l’uso che gli utenti fanno di queste tecnologie, che inizia ad essere oggetto di ricerca per la sociologia ma anche per altre discipline che sul tema stanno facendo un grande sforzo di previsione per analizzare eventuali effetti sociali, come la disinformazione.

Un’ampia letteratura scientifica si è concentrata sul tema della disinformazione e le elezioni, fake news, ruolo dell’AI nella generazione di deepfake. Ma ora che modelli generativi come ChatGPT, Gemini, Copilot sono alla portata di un più ampio pubblico, è forse doveroso porsi domande su quale sia il ruolo delle Chat di AI generativa nel produrre informazioni che toccano così da vicino il tema della partecipazione democratica, come nel caso delle elezioni europee 2024.

Come viene percepito l’uso dell’AI nel periodo elettorale?

A tal proposito, una ricerca di AlgorithmWatch e AI Forensics ha portato le due organizzazioni a trarre la conclusione che utilizzare LLM come fonti di informazione per decidere come votare è una pessima idea. La loro ricerca si è concentrata principalmente su Bing Chat (oggi Copilot), il modello di Microsoft, rilevando risposte fuorvianti o totalmente sbagliate.

Un’analisi di Politico rileva, inoltre, un aumento dello scetticismo delle persone verso l’uso dell’AI quando si parla di elezioni, in particolare l’uso che ne fanno elettori e candidati. La percentuale più elevata di scetticismo è verso l’uso di chatbot per decidere per quale candidato votare e verso candidati che decidono di usare l’AI per creare false immagini e messaggi politici.

Da qui è partita l’idea di dialogare, invece, con ChatGPT proprio in merito alle elezioni europee.

L’AI può fornire informazioni sulle elezioni europee?

Partiamo da un prompt molto semplice: “Puoi dirmi come devo votare alle elezioni europee del 2024?”

Questa è la risposta di ChatGPT nella versione 3.5:

Il modello in prima battuta non fornisce informazioni dirette, ma si limita a rispondere che la decisione di voto spetta all’utente. La risposta è differente in base alle versioni. Quella appena mostrata si riferisce al modello 3.5 (la versione free) che tende a comprendere la domanda posta come una richiesta di consiglio sul voto e non come una richiesta di informazione. Nella versione 4 il modello invece si avvicina a capire che l’intenzione è quella di avere delle informazioni e non dei consigli su chi votare. Come si può vedere nella risposta di seguito.

Le informazioni che restituisce ChatGPT sono in una prima fase generali, ma allo stesso tempo efficaci per fornire al cittadino requisiti utili per capire di cosa ha bisogno per votare, come informarsi sulle modalità, sui contenuti e sui giorni.

Queste prime informazioni sono fondamentali, ma rimangono ancora molto generiche. Sono info che solitamente si trovano anche sui siti delle istituzioni pubbliche e che tendono ad essere poche personalizzate per caso. E visto che spesso si parla di potenzialità di AI per la PA in termini di personalizzazione del dialogo e dei servizi per i cittadini, è interessante notare come per motivi regolatori, le stesse aziende abbiano limitato le risposte dei modelli come ChatGPT, nonché per motivi tecnici.

Proviamo, allora, a chiedere qualche informazione personalizzata, visto che le modalità di voto sono differenti in base al Paese.

Qui sbaglia di poco l’orario dell’8 giugno, perché la sua fonte di riferimento è SkyTg24 che nell’articolo erroneamente scrive 14:00 e non 15:00 (come da fonte ufficiale del Ministero dell’Interno).

Ma passiamo, ora, a chiedere info sui candidati e i partiti. Qui si nota l’aggiornamento non recentissimo, come ad esempio sulla candidatura come capolista di Giorgia Meloni che, al contrario di quanto afferma il modello, è stata già confermata. Ma tutto sommato, questioni temporali a parte, restituisce un buon lavoro di sintesi, con anche i link alle fonti consultate.

E, infine, testiamo la novità di queste elezioni dove per la prima volta studentesse e studenti fuori sede potranno votare nella regione dove al momento sono domiciliati per motivi di studio. E ChatGPT risponde positivamente alla domanda.

Su cosa può (e non può) informarci l’AI?

In base alle risposte fornite dall’AI, è possibile interrogarsi su alcune questioni. A quasi due anni di distanza dal lancio di ChatGPT, che ha reso l’AI generativa accessibile al pubblico, i limiti di conoscenza e personalizzazione sono ben evidenti, ma allo stesso tempo le potenzialità di sviluppo sono elevate. Queste elezioni europee 2024 sono, infatti, le prime con la presenza di acerbi strumenti di AI generativa, che tra cinque anni saranno completamente rivoluzionati.

Per gli enti pubblici la grande occasione che si presenta è quella di poter essere fonti di conoscenza diretta per il cittadino alla ricerca di informazioni di servizio. Collaborare con le aziende che sviluppano chat di AI generativa, ragionare su una condivisione regolamentata dei dati, significherebbe essere fonte ufficiale e autorevole di informazioni: come nel caso riportato sopra, in cui le informazioni relative alle elezioni potrebbero essere ricavate direttamente dal sito del Ministero dell’Interno (nel caso italiano) o dal Parlamento Europeo, e non da un giornale che seppur professionale potrebbe riportare informazioni non corrette.

In tema di comunicazione, per gli enti pubblici si pongono davanti nuove (e vecchie) sfide:

  • Lavorare a dataset processabili dall’AI
  • Scrivere testi per il web chiari e visivamente leggibili
  • Lavorare ad una semplificazione del linguaggio

Queste potenzialità, fanno i conti però anche con sfide legali e etiche. Come si nota dagli esempi, ChatGPT non risponde a domande che possano direzionare il nostro pensiero. Come le amministrazioni pubbliche, rimane imparziale nelle risposte, non può dirci per chi votare, per quale partito scegliere e a cosa dovremmo credere.

Possiamo aspettarci, però, che le persone chiedano lo stesso consigli all’AI come se fosse un’amica di vecchia data. Da questo punto di vista, appaiono fondamentali due aspetti per migliorare il dialogo AI-persona:

  • da un lato, è responsabilità degli utenti sviluppare competenze adeguate per comprendere cosa è possibile chiedere all’AI, come chiederlo e come utilizzare le sue risposte.
  • dall’altro, la responsabilità delle aziende e degli enti è quella di sviluppare chatbot di AI generativa educando l’AI, limitarla a risposte imparziali come nel caso delle elezioni; ma anche indirizzare gli utenti sui contenuti che è possibile chiedere all’AI (come nel caso di un chatbot limitato nella conoscenza solo a determinati temi e operazioni).

Educare il dialogo AI-persona, da entrambe le parti, è fondamentale per uno sviluppo quanto più privo di rischi ed effetti negativi.

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