Licenziato per aver offeso la sua azienda su Facebook. E’ successo in provincia di Torino a un dipendente di una società di servizi di contact center, help desk e back office che si era lasciato andare a qualche commento pesante sul social network, utilizzando un linguaggio piuttosto forte e l’azienda, dopo un provvedimento disciplinare, lo ha licenziato. E il caso finirà in un’aula di tribunale perché il lavoratore ha impugnato il provvedimento. Aldilà del fatto, questo è solo l’ultimo caso di cronaca che riguarda il triangolo datoredilavoro-dipendente-social che conferma la necessità sempre più urgente per le aziende private, pubbliche e le istituzioni di dotarsi di un regolamento che metta al riparo dal rischio di ritrovarsi da un giorno all’altro davanti a un giudice. Non solo, ma avere dei dipendenti soddisfatti favorisce il rafforzamento dell’immagine di un brand sui social network (ne avevamo già parlato http://www.cittadiniditwitter.it/?p=2545) per cui in realtà Facebook, Twitter e gli altri rappresentano una risorsa e non un rischio, se ben governati.
Certo la materia non è semplice perché regolamentare un settore in continua evoluzione è assai complicato e finora i social sono stati visti soprattutto dal punto di vista della ‘distrazione’ sul posto di lavoro e dunque liquidati come un ostacolo alla produttività. Da qui sono discese regole restrittive per i dipendenti (talvolta arrivando a bloccarli) che però servono a ben poco di fronte a uno smartphone. Dunque la questione va vista sotto il punto di vista dei contenuti che circolano sui social e su un patto azienda-dipendente per il buon uso “reciproco” dei social network. Sì perché non sono solo i dipendenti che possono parlare male del datore di lavoro ma talvolta può succedere che lo scivolone lo faccia anche l’azienda: basta ricordare la vicenda di Ataf, la società fiorentina del trasporto pubblico, che sulla pagina Facebook dette del ‘coglione’ a un utente che protestava per il servizio.
Per risolvere la questione insomma si può partire dal buonsenso e da un rapporto reciproco di fiducia ma per farlo è necessario che le regole siano concordate con chi conosce gli strumenti, più che di un ferreo regolamento infatti si devono indicare delle linee guida condivise perché l’obiettivo resta sempre lo stesso far crescere l’azienda… anche sui social.
Andrea Marrucci @andmarru