Se possiamo considerare una città d’arte, di cultura, di storia, come un brand perché non dedicargli un account twitter tutto suo? E lasciare che si racconti al mondo attraverso i cinguettii delle voci istituzionali, della cronaca, ma anche semplicemente grazie a una foto di un turista che posta immagini della sua vacanza. La città in questione è Pisa e l’account è @PisaConnection, nato ‘solo’ da tre anni ma con ottimi risultati raggiunti. Una community di oltre 3700 follower, tra cui l’ex premier pisano Enrico Letta. Guido Bini, giornalista, è l’ideatore di @PisaConnection. Ci racconta come è iniziata l’avventura.
Come è nato @PisaConnection? Perché un account dedicato a una città?
Ho scoperto Twitter piuttosto tardi, solo nel giugno del 2011. Son un giornalista che si occupa di cronaca locale pisana, ho pensato subito ad un account non personale ma “di servizio”, in grado di pubblicare in automatico gran parte delle notizie riguardanti Pisa, che compaiono in rete. Ho quindi cercato dei gestori di feed, ho selezionato e filtrato le fonti di cronaca locale ed ecco fatto, sin dal primo giorno l’account si è arricchito in media di circa 80 tweet quotidiani, per arrivare al lusinghiero traguardo dei 100mila tweet odierni. @PisaConnection pubblica in automatico gran parte delle notizie. Io intervengo soltanto per retwittare foto o commenti, per rispondere ad eventuali domande dei follower e per dare informazioni live in caso di eventi particolari, come ad esempio in occasione dell’Internet Festival che si svolge in questa città ogni anno. Sono facilitato dal fatto che Pisa è una città piccola, mentre impossibile sarebbe fare la stessa cosa per una città come Roma.
Raccontaci qualcosa di te, di cosa ti occupi?
Sono un libero professionista. Scrivo per un quotidiano locale dal 2001 e da qualche anno collaboro con una agenzia di pubblicità. Amo la mia città e la sua provincia, ovvio, ma non sono uno di quelli che riducono tutto a una questione di campanile. Amo Pisa sia perché ha una storia importante, sicuramente da tutelare e valorizzare, sia perché è una città di passaggio, grazie alle sue tre università, in continuo movimento ed aperta al futuro. In sintesi posso dire che mi occupo di tradizione ed innovazione, due parole all’apparenza antitetiche.
Qual è la ‘linea editoriale’ di @PisaConnection? Cosa ‘fa notizia’?
PisaConnection fagocita qualsiasi tipo di notizia, dalle questioni più scottanti di cronaca fino al selfie del personaggio famoso di turno sotto la torre pendente. Ad ogni modo, per quel che posso, cerco di dare voce alle piccole realtà, che siano associazioni o startup innovative, e a tutti coloro che si impegnano per valorizzare il territorio. Ad esempio vado spesso a caccia di foto della provincia, per far capire che Pisa da visitare non ha soltanto la torre pendente.
Cosa hai imparato su Twitter grazie a questa esperienza?
Ho imparato che Twitter è uno strumento potente, da usare con cautela. Gestire le notizie e avere tanti follower è un onore ma anche una grande responsabilità: è sufficiente un piccolo errore per essere ‘ripresi’ e basta una parola sbagliata per ferire la sensibilità di qualcuno. Dare voce a tutti è forse la miglior tutela, ma bisogna saper censurare quando necessario.
Che cosa hai capito, conosciuto, imparato di nuovo su Pisa grazie a questa attività?
Ho capito che Pisa è una città difficile da definire, perché cambia di continuo. Ai 90mila abitanti vanno aggiunti oltre 30mila studenti universitari, la maggior parte fuori sede, che vanno e vengono tutti gli anni e con una piccola parte che decide di stabilirsi qua una volta finiti gli studi. Motivo per cui a Pisa può accadere di tutto, basta un attimo, ma spesso un evento non si ha il tempo di raccontarlo che è già passato e dimenticato. Le amministrazioni pubbliche cercano quanto possibile di difendere l’identità storica della città, e fanno bene, ma capita che non riescano ad interpretare con il giusto tempismo i cambiamenti in atto e le infinite realtà che animano Pisa. Tante sfumature che @PisaConnection cerca quantomeno di catturare, trasformandosi in una sorta di caleidoscopio puntato sulla città. E’ una varietà di colori bellissima, anche se so che non tutti la pensano come me.