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Social network a scuola. Da Facebook a Twitter linee guida per gli insegnanti

Con la recente norma sull'”educazione all’uso dei social media nei programmi scolastici” (vedi legge http://legiscan.com/NJ/text/A3292/id/898612), in base alla quale, a partire dall’anno scolastico 2014/2015, le scuole pubbliche hanno l’obbligo di fornire ai ragazzi indicazioni per un “uso responsabile” sei social media, il New Jersey è diventato il primo stato americano – ed il primo stato del pianeta – in cui la formazione sui social media sia sancita dalla legge. 

Si tratta di una disposizione sopratutto a tutela dei minori, che prevede per gli studenti tra gli 11 e i 14 anni corsi di formazione su quali sono le principali piattaforme social, le opportunità offerte, come utilizzare i social in maniera sicura e quali siano le eventuali conseguenze di un uso sbagliato.

Ma “sicurezza e social” è tema caldo in USA e, se da un lato le istituzioni stanno iniziando a dare segnali di attenzione in merito, anche “dall’altra parte” qualcosa si sta muovendo.

Facebook

Il colosso Facebook ha negli ultimi mesi implementato una vera e propria area tematica all’interno del sito, dedicata esclusivamente alla sicurezza dei minori, con riferimento anche al contesto scolastico.

La sezione si chiama “Centro per la sicurezza delle famiglie” (https://www.facebook.com/safety) e mette a disposizione degli utenti una vasta serie di risorse e strumenti sul tema della sicurezza nell’utilizzo di Facebook, sulla base di diverse categorie di pubblici. Tra queste anche gli insegnanti, il cui ruolo viene descritto come “fondamentale nella salvaguardia della sicurezza dei ragazzi“.

Entrano all’interno dell’area per gli educatori scolastici Facebook si fa subito riferimento all’importanza di una coerente policy scolastica sui social network, ossia come la scuola è presente e interagisce sui social. Su questo punto, inutile dire come l’Italia sia in paese ancora piuttosto agli esordi. I nostri istituti scolastici, seppur fortemente modificati dalla normativa sulle autonomie del 2000, sono infatti ancora molto lontani nel fare proprie le logiche promo-comunicative delle scuole statunitensi. Logiche che non sono da interpretare puramente come marketing, ma anche e soprattutto come trasparenza, per fornire un’informazione chiara e completa riguardo l’offerta formativa ed i risultati – e quindi la qualità del servizio – dei vari istituti ai cittadini, famiglie in primis.

Oltre a questo la sezione evidenzia un aspetto nuovo oltre la sicurezza: l’utilizzo di Facebook in classe considerando il suo valore “relazionale”. Il social media viene quindi visto come facilitatore nell’approccio sui giovani e nella costruzione e nel mantenimento del rapporto alunno/insegnante, con incluso l’aspetto educativo legato all’immagine che l’educatore da di se in rete, come esempio da seguire. Ma l’approccio dei social media permette anche un’altra fondamentale modifica ai rapporti generali tra docente e famiglia qualora i genitori dell’alunno fossero iscritti a Facebook (cosa molto probabile soprattutto nelle nuove generazioni). Se ci pensiamo questo aspetto impatta direttamente sulla possibilità di visibilità dei genitori e delle famiglie sui rapporti di classe e l’attività del docente, con ricadute importanti in termini di fiducia, controllo e legittimazione del ruolo dell’insegnante.

Nella stessa sezione Facebook fornisce gratuitamente una pubblicazione in pdf (disponibile anche in italiano) di circa 20 pagine chiamata appunto “Facebook per gli insegnanti”, realizzata da esperti di Facebook e da psicologi della Pepperdine e della Stanford University. In esso sono presenti consigli approfonditi su come poter utilizzare il “faccialibro” a scuola, sulla base di sette modalità.

1. Aiutare a sviluppare e rispettare la politica della scuola relativa a Facebook

2. Incoraggiare gli studenti ad attenersi alle linee guida di Facebook

3. Restare aggiornati sulle impostazioni di sicurezza e sulla privacy di Facebook

4. Promuovere una buona cittadinanza nel mondo digitale

5. Usare le funzioni Pagine e gruppi di Facebook per comunicare con gli studenti e i genitori

6. Abbracciare gli stili di apprendimento digitali, sociali, mobili e “sempre online” degli studenti del 21° secolo

7. Usare Facebook come risorsa di sviluppo professionale

Inutile dire come ampio spazio venga dato alla sicurezza online e, in particolare, al recente fenomeno del bullismo virtuale (cyber bullying), con tanto di video del Presidente Obama dedicato ai ragazzi. Il tema della sicurezza è strettamente legata ad un altro importante concetto introdotto dal testo, quello di cittadinanza digitale: “Essere un buon cittadino digitale significa pensare agli effetti sugli altri prima di pubblicare contenuti o inviare messaggi. Significa anche difendere tutti coloro che sono considerati bersaglio di atti di bullismo, sia online che nel mondo reale. Questo può essere difficile per gli studenti, ma con l’insegnamento e l’incoraggiamento riteniamo che i giovani siano in grado di affrontare la sfida”.

Twitter

Come per Facebook anche Twitter considera il ruolo del docente risulta “fondamentale per fornire agli studenti linee guida sulla sicurezza online”. L’area “Suggerimenti sulla sicurezza per gli insegnanti” del sito (https://support.twitter.com/articles/20170947-suggerimenti-sulla-sicurezza-per-gli-insegnanti) riporta una serie di suggerimenti su problemi o situazioni che potrebbero verificarsi con l’uso di Twitter.

Parlare della sicurezza online ai propri studenti rappresenta un passo fondamentale, secondo Twitter,per informare gli studenti sul modo in cui si usa correttamente Twitter e la corretta gestione delle loro relazioni online. Il docente deve “fare domande” per “cercare di aiutare gli alunni a trovare una soluzione ai problemi di sicurezza che si sono trovati ad affrontare”.

Il sito propone i seguenti quesiti:

o   Con chi condividi le tue informazioni?

o   Puoi fidarti di tutte le persone che visualizzano le informazioni sul tuo account Twitter?

o   Come potrebbe venire interpretato il tuo Tweet?

Ciò è strettamente collegato ad un secondo punto sollevato da Twitter: comunicare e rispettare la privacy degli individui. Secondoil celebre sito di microblogging gli studenti spesso non hanno la stessa concezione di ciò che è privato e ciò che può essere condiviso online e che, in certi casi, la pubblicazione di determinati contenuti possa ferire i sentimenti delle persone, influire sui rapporti nella vita reale e persino compromettere opportunità future di carriera.

La figura dell’insegnante viene nuovamente richiamata ad una funzione di orientamento: “Se un amico o un contatto di uno studente ha pubblicato informazioni che quest’ultimo vorrebbe mantenere private, suggeriscigli di rivolgersi alla persona che ha pubblicato le informazioni in questione chiedendogli di eliminarle. Analogamente, incoraggia i tuoi studenti a essere ragionevoli e a rispettare la richiesta da parte di un’altra persona di eliminare determinati contenuti.

Emerge molto chiaramente anche nella lista dei consigli di Twitter il problema del cyber bullismo tra gli adolescenti, riportando alcuni esempi di soluzioni-tipo:

Lo studente A si unisce a un gruppo di ragazzi che deride le foto online dello studente B poiché pensa che non avrà mai a che fare con quest’ultimo. Una settimana dopo, le classi vengono cambiate e gli studenti suddivisi in coppie per svolgere un progetto. Lo studente A si trova a dover lavorare con lo studente B per 3 settimane.

Lo studente A pubblica un contenuto scherzoso sulla droga e sulla violenza destinato ai suoi amici più stretti. I familiari di uno dei suoi amici vedono il contenuto e contattano il personale scolastico, che svolge delle indagini e contatta la polizia.

Nei casi più gravi Twitter suggerisce all’insegnante di contattare la famiglia dell’allievo, sottolineando come l’utilizzo responsabile di Internet debba essere promosso a scuola come tra le mura domestiche.

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