I calciatori di oggi si dividono in due categorie: chi twitta a manetta e chi nemmeno sa che forma abbia l’uccellino di Twitter. Graziano Pellè, neo-eroe della Nazionale italiana di mister Conte, sta nel mezzo. Non ha gli strabilianti numeri di un Balotelli, nemmeno evita di usare il mezzo social come se fosse un qualunque Lamberto Boranga negli anni ’70. Graziano Pellè ha un numero accettabile di follower, 69042 a oggi, ma dal suo account ufficiale, @GPelle19, twitta davvero poco: segue a malapena 29 utenti del social network e ha twittato in poco meno di un anno – la sua iscrizione risale al 4 novembre 2013 – appena 59 volte tra opinioni personali, risposte e retweet.
Un antidivo, a dispetto del ciuffo cinematografico – in Olanda il “Pellè” è uno dei tagli più alla moda sin da quando giocava nell’AZ Alkmaar – della bellissima fidanzata ungherese Viky Varga che ha al suo fianco e delle caterve di reti realizzate nell’Eredivisie, il massimo campionato olandese, prima e in Premier League poi.
Perché Graziano Pellè in Nazionale ci è arrivato grazie ai gol a grappoli segnati con AZ Alkmaar e Feyenoord, 71 in sei anni tra campionato e coppe, in Olanda e con quelli che sta realizzando – cinque in nove partite anche qui tra campionato e coppe – in Inghilterra con il glorioso Southampton. Non con quelli realizzati in Italia. Il ragazzo di San Cesario di Lecce infatti nel suo paese d’origine non ha avuto la fortuna, il tempo o magari le doti per far vedere ciò che invece ha mostrato in Olanda e in Inghilterra.
Pellè in Italia ha giocato un totale di cinque stagioni, indossando ben sei maglie: Lecce, Catania, Crotone, Cesena, Parma e Sampdoria. 21 le reti siglate dall’ariete salentino, quasi tutte in B eccetto una con i ducali in serie A. Troppo poco per convincere qualcuno a puntare su di lui, e anche chi avrebbe avuto la possibilità di farlo perché sul campo aveva convinto se lo è lasciato sfuggire: al Crotone non bastarono sei reti in metà campionato ad appena 21 anni; al Cesena l’anno dopo non ne bastarono 10; la Sampdoria non lo riscattò nonostante due doppiette consecutive siglate nelle uniche due partite giocate da titolare.
Su di lui invece hanno creduto in Olanda e in Inghilterra, una fiducia, un tempo concesso che lui ha ricambiato a suon di reti, fino a prendersi la maglia azzurra e arrivando a realizzare anche la sua prima rete immediatamente. Malta non è la Germania campione del Mondo, ma Pellè la palla in porta ce l’ha buttata, e zitti tutti.
Un evolversi delle cose, questo, che avrebbe portato chiunque – o comunque molti nella posizione del nostro – a bearsi di quanto fatto fuori dal nostro Paese per poi essere rivalutato fino a diventare, a Malta, il salvatore della Patria. Chi non avrebbe twittato un classico “sciacquatevi la bocca”? Oppure un “e ora i critici dove stanno”? La tentazione sarebbe stata forte per tanti (si parla di tutt’altro, ma Bonucci post Juve-Roma docet).
Non per Graziano Pellè. Il tweeting azzurro di Pellè si è limitato a un tweet in inglese di gioia il 4 ottobre una volta appreso della convocazione, accompagnato da una sua immagine di esultanza in azzurro risalente all’Italia Under 20 (con lui si riconoscono Chiellini e Montolivo), un tweet in inglese più collage di immagini post-match contro Malta e infine due tweet uguali, uno in italiano e uno in inglese, per ringraziare i tifosi del Southampton e dell’Italia per averlo votato man of the match di Malta-Italia.
Stop. Nessuna polemica, nessuna tracotanza, nessun veleno da sputare, livello gradasso meno di 0. @GPelle19, oltre che per il taglio di capelli, per la bellissima fidanzata e per il segnare in azzurro, da oggi ci sta simpatico anche per l’uso corretto di Twitter. #esempio